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Quasi una scelta
(titolo scritto a mano a l’apis)

L’ambiente, come un grande giardino, a volte assoggettato e imbrigliato da schemi. Uno spazio che a volte riconosciamo in apparente stato naturale, ma che l’inevitabile azione dell’uomo ha cambiato, mutando la gran parte di ciò che chiamiamo “natura”.

All’interno di questo ambito mi inserisco con un percorso ancora in fase di studio sul “Dis-Ordine” in cui si manifesta il paesaggio, sull’idea di dis-ordine che ognuno di noi manifesta tramite precise azioni, anche semplici, volte a modificare con continuità il luogo scelto in cui vivere. Mi sono dedicato ai piccoli spazi dove si consumano la maggior parte delle nostre necessità quotidiane, di trovare un equilibrio stabile e duraturo con l’ambiente. Lo spazio da noi modificato tende sempre ad adattarsi, costringendoci a ritornare sempre sulle nostre azioni, ripetendole continuamente, come se fosse proprio quel lavorio infinito la vera essenza del nostro rapporto con la natura in cui viviamo o ci dedichiamo. Un dialogo a senso unico, dove le nostre azioni quasi mai subite definitivamente dall’ambiente, portano a volerlo riconoscere o ricondurlo ad un qualche ordine, non per ultimo quello legato alla superficie delle cose, come se tale ordine formale rimandasse ad uno stato più profondo di quiete o di equilibrio.

<< In un giardino ad “ordine statico”, una digitale che esce dal gruppo cui era destinata diventa indesiderabile. Produce disordine. In un giardino ad “ordine dinamico” una digitale vagabonda traduce una fase dell’evoluzione del luogo. Il disordine consisterebbe, al contrario, nell’interrompere questa evoluzione. Molto spesso l’ordine è associato alla pulizia. E’ una nozione soggettiva che non ha alcun senso biologico. >>
Gilles Clément
Il giardino in movimento

 

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